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Il funambolo

4 gennaio 2010 1 commento

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Verrà l’oblio su noi

Col passo liquido dell’essenza

Perché possa una volta ancora

Del primo stupore inebriarmi

E respirarti nuova.


Verrà l’oblio su noi

Per ritrovarci ancora.


È d’un momento, ecco

– Sistro tremendo –

L’incoscienza suprema

– Stridio di sogno su sogno –

Che vibra da sfondate midolla.


Ecco – questa notte

che s’innerva e s’inanella

Speculare.

Queste dita di conchiglia

Tese fino all’agonia

Verso il timpano del Nome.

Questo respiro di funamboli

Che s’inarca indecifrabile.

Questa promessa sconfinante

Resa all’infanzia di palpebre mareggianti.


Qui – la stessa di vite

Sfinite.

                              Ritrovata.

Nuova.

Nell’istante che

                                 Abbandono

Per ritrovarci ancora.

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La grande Notte

21 dicembre 2009 1 commento

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– La grande Notte –

Spesso ti contemplai attonito, alla finestra incominciata ieri

ti contemplai attonito. La città nuova mi era

quasi preclusa ancora e il paesaggio non persuaso in tenebra

si perdeva, come se io non fossi. Né le cose più vicine

si sforzavano d’essermi comprensibili. Su per il fanale

il vicolo saliva fino a me: ed era estraneo.

Di fronte, una stanza – affabile nel chiaro della lampada –

e già ero partecipe; ma se ne accorsero, chiusero le imposte.

Ero là. E un bambino pianse. Nelle case tutt’intorno sapevo

le madri quanto possono – e di tutte le lacrime

sapevo al tempo stesso le ragioni inconsolabili.

O una voce cantava, oltre l’attesa prolungandosi

ed  un vecchio, più in basso, tossiva

in tono di rimprovero, quasi il suo corpo avesse

ragione contro il mondo più clemente. Poi batté l’ora –

ma cominciai troppo tardi a contare e mi sfuggì. –

Come un fanciullo forestiero, se finalmente lo ammettono

al gioco, non afferra la palla e non sa alcuno

dei giochi così facili per gli altri;

se ne sta là guardando altrove – dove? – così stavo

e all’improvviso intesi che tu eri con me, con me giocavi,

notte adulta, e ti guardai attonito. Dove le torri irose rintoccavano,

dove ad un altro destino rivolta, m’era attorno

una città e montagne indecifrabili contro me si stendevano,

e un famelico ignoto in stretto cerchio attorniava

il barbaglio fortuito dei miei sentimenti -:

non fu vergogna allora,

per te, Alta, il conoscermi. M’avvolse il tuo respiro.

Diffuso ovunque in lontananze assorte,

mi penetrò il tuo sorriso.

(R. M. Rilke)

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Sigur Rós

Untitled #8 (Popplagið)

DOVE?

30 novembre 2009 Lascia un commento

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DOVE?

Nelle masse incoerenti della notte.


Nel ghiaiume e nei detriti del dolore sordo,

nel lentissimo tumulto,

nel pozzo di saggezza che si chiama Mai.


Aghi d’acqua,

a ricucire insieme

l’ombra schiattata – essa lotta

per sprofondare ancora, più giù,

libera.

(P. Celan)

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